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L'Italia in guerra?

  • Tommaso Ippolito
  • 5 mar 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

Negli ultimi giorni si è spesso parlato di un intervento militare in Libia da parte di uno schieramento multinazionale guidato dal Governo italiano. Gli Americani si sono subito espressi riguardo al ruolo di Roma nell’operazione, appoggiando l’Italia e dichiarando che, data la vicinanza al territorio libico, il nostro è il paese più idoneo a rivestire un ruolo chiave nella vicenda. Della crisi libica si era già parlato nell’incontro di due settimane fa a Washington, quando il capo di Stato Sergio Mattarella era andato a far visita al presidente Barack Obama. La connessione tra quanto è accaduto giovedì scorso, con l’uccisione di due dei quattro dipendenti rapiti lo scorso luglio, e l’ipotesi di una missione internazionale è alquanto evidente. Sembra tutto già pronto, si aspetta solo la richiesta ufficiale del governo di Tobruk, dove risiede il parlamento in ‘esilio’ riconosciuto dalla comunità internazionale. E’ dalla caduta di Gheddafi che nel paese nordafricano regna l’instabilità. La situazione che si è venuta a creare, però, è sicuramente dovuta anche all’intervento NATO del 2011. Questa politica del ‘cambio di regime’ non ha fatto altro che produrre, negli ultimi anni, disastri spaventosi. Il pericolo che si venga a creare un ‘nuovo Iraq’ obbliga a una riflessione su quelli che potrebbero essere le conseguenze di un eventuale, ulteriore, intervento armato.

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