Caravaggio: fine o mezzo?
- Francesco Lo Muzio
- 9 mar 2016
- Tempo di lettura: 3 min

Dopo una lunga ristrutturazione durata oltre dieci anni, nel Dicembre 2014 il Teatro Comunale Umberto Giordano ha riaperto al pubblico in pompa magna, presentando una stagione teatrale che si è poi rivelata un grande successo. Anche quest’anno la direzione artistica è riuscita a coinvolgere grandi nomi nel campo dello Spettacolo, e tra essi spicca il noto Critico d’arte Vittorio Sgarbi.
Si. L’inventore del “Capre! Capre! Capre!” è in realtà un critico d’arte, per quanto abbia raggiunto la notorietà come personaggio televisivo (Un discutibile personaggio televisivo). Ebbene, Venerdì 26 Febbraio (con qualche indugio…) mi sono recato a teatro per assistere a “ CARAVAGGIO: Uno spettacolo di e con Vittorio Sgarbi”. È grande l’aspettativa che il pubblico ha di vedere il proprio beniamino, forse maggiore rispetto a quella per l’argomento annunciato. Personalmente sono rimasto allibito quando, all’ingresso del Teatro, alcuni spettatori hanno protestato per un presunto errore nei biglietti, recanti il nome di Michelangelo Merisi anziché di Caravaggio.
La scena è dominata da tre grandi riquadri disposti artisticamente sul fondo del palco: su uno sono proiettati i quadri nella loro interezza, sugli altri due alcuni dettagli significativi. Non fatevi ingannare da questo minimalismo, in realtà durante le due ore e mezza di monologo si affrontano temi che vanno dalla politica alla più volte sottolineata incompetenza degli organi statali (Curiosamente, la personalità più criticata , o per meglio dire insultata, da Sgarbi è stata proprio il Professor Volpe che è intervenuto alla nostra ultima Assemblea d’Istituto). Ma è indubbio che alla base della rappresentazione vi sia il tema dell’arte e, nello specifico, di uno degli artisti più eminenti della storia: Caravaggio.
Dalla fanciullezza e esordi sino al termine della carriera del pittore, con interessanti confronti che spaziano da Pasolini a Pirandello. Non mancano i paragoni col mondo della politica o dell’attualità, che il pubblico sembra apprezzare più dei commenti alle opere. Ogni tanto interviene un abile violinista a dar respiro al povero Sgarbi, capace di parlare senza sosta per oltre due ore, e ha l’arduo compito di dare una base musicale alle incredibili opere di Michelangelo Merisi. Quanto alla struttura dello spettacolo, ammetto che, nonostante una leggera antipatia nei confronti del personaggio televisivo, ho trovato Sgarbi un abile critico d’arte e soprattutto un commentatore capace di mettere in relazione artisti molto diversi tra loro in modo chiaro ed esaustivo. Nonostante ciò era evidente che Sgarbi non era ancora capace di organizzarsi nei tempi stretti del teatro, spesso si è dilungato su aneddoti e considerazioni non propriamente da critico d’arte dando al pubblico la “volgarità” del personaggio televisivo che, diciamocelo… è proprio ciò che ha spinto una buona metà della platea ad acquistare il biglietto per questo spettacolo.
Dopo la conclusione della rappresentazione, esco dal Teatro abbastanza soddisfatto, stupito dalla durata dello spettacolo (conclusosi con oltre un’ora di ritardo), ma non riesco a togliermi dalla testa una lecita domanda: ”Qual è la finalità di questa serata?”
Dunque… si presuppone essere una rappresentazione mirata alla diffusione culturale in cui Caravaggio e le sue opere vengono posti in primo piano ma, in realtà, temo che il povero Caravaggio sia stato semplicemente un mezzo per poter portare sulle scene Sgarbi, un personaggio sempre più famoso (In Italia il Rozzo va di moda…), ma che ha dimostrato allo stesso tempo di essere un buon esperto d’arte e il solito arrogante che tutti conosciamo. Ha insomma unito l’utile al dilettevole, andando anche oltre le richieste della produzione, che mirava unicamente al lucro sfruttando la fama del protagonista.
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